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sulla rivoluzione H

il fallimento di ciò che veniva spacciato per comunismo e in realtà era dittatura non poteva che essere inevitabile. questo perché là dove non esiste libertà di pensiero è difficile si sviluppi alcunché. non solo, quei movimenti rivoluzionari tanto osteggiati - non tutti lo ammetto - in molti casi avrebbero potuto rappresentare gli indispensabili anticorpi al fallimento del comunismo stesso. il loro soffocamento invece è stata la vera causa del suo crollo. ne è conseguito un allineamento della storia a ciò che a quel punto, nel presente, era la realtà socio-politica più avanzata o, se vogliamo, la meno peggio. e, nonostante tutto, il capitalismo lo era ancora, almeno sotto alcuni aspetti. perché un cambiamento si imponga è infatti necessario che questo sia come minimo più avanzato di ciò che è preesistente. se questo non accade l'allineamento e il recupero sono inevitabili. ma è anche vero che un sistema totalmente nuovo non può imporsi in breve tempo e implica tutta una serie di esperienze e contraccolpi.
potrebbe così avvenire che mentre le rivoluzioni che si sono realizzate godendo nell'immediato di un più facile consenso grazie ad una certa inerzia culturale, ad un certo punto soccombano sotto il peso dei loro stessi limiti. quelle invece, come la rivoluzione ungherese, represse sul nascere proprio in quanto portatrici di istanze molto avanzate, mantengano molte possibilità di essere riprese in considerazione e realizzarsi in futuro. questo perché una visone e sensibilità davvero nuova del mondo se da un lato è più difficile da realizzarsi concretamente nell'immediato, dall'altro col tempo si rivela in grado di meglio interpretare e comprendere le aspirazioni e i problemi irrisolti di una società.

castoriadis stesso porta come esempio la rivoluzione borghese che in effetti fu seguita da una restaurazione ma, viste le aperture che questa implicava, si sarebbe comunque affermata del tutto solo in tempi successivi, con tutti gli sviluppi in ogni campo che oggi possiamo constatare.

questo non significa che ciò che si impone nella storia sia sempre il migliore dei mondi possibili. quel che è certo è che al persistere di profonde contraddizioni verrà sempre opposta da parte della società una qualche reazione. non solo, ma la tendenza ad accumulare esperienze per una specie quale quella umana che si vanta di essere piuttosto intelligente, tendenzialmente dovrebbe portare ad un apprendimento progressivo. inoltre ciò che sotto la pressione del condizionamento culturale ad un primo impatto può apparire assurdo col tempo potrebbe essere riconsiderato diversamente. l'importante è rompere con l'impenetrabilità di determinati pregiudizi creando nuove sensibilità. le esperienze del comunismo, anche quello russo, in particolare le ricerche e teorie delle cosiddette "avanguardie" artistiche (ad esempio del "vchtemas" che poi avrebbe ispirato la bauhaus) sono state tra le più avanzate e importanti del novecento e hanno influenzato molto più di quanto non si immagini il mondo in cui viviamo. molto di quel che oggi si pensa e si fa nell'arte e produzione contemporanea era già in nuce in quelle esperienze e forse anche più. eppure anche quelle stesse esperienze che seppero contribuire alla realizzazione della rivoluzione russa furono prima accolte, sfruttate e poi represse perché incomprese o troppo scomode per i gruppi di potere e le consolidate pratiche conservatrici ancora presenti anche in quel contesto rivoluzionario. fu così che molti dei loro fautori furono perseguitati e trovandosi costretti a rifugiarsi in occidente portarono avanti quell'utopia in un contesto diverso nonostante alienato.
oggi, per questo motivo, oltre che per una certa elasticità che la società borghese, almeno su di un piano formale, ha sempre saputo garantire, non è dato sapere esattamente quanto socialismo o comunismo reale sia sostanzialmente in atto anche nel mondo occidentale.

ma è necessario fare un'altra considerazione. infatti anche la società borghese e la rivoluzione industriale che ne conseguì sono disseminati di episodi terribili. furono necessarie molte mediazioni perché il volto di un capitalismo rapinatore, sfruttatore, pieno di pregiudizi risultasse più accettabile, sovente suo malgrado. ma essendo quello il sistema che risultava materialmente più efficiente ebbe modo di evolvere anche grazie alle dinamiche interne interpretate dai suoi stessi oppositori.
se però a chi si misura con un sistema ormai collaudato e potente sovente viene sottratto il modo immediato di evolvere, così come è avvenuto per molte delle esperienze comuniste, questo non può significare abbandonarsi fatalisticamente alla convinzione che la rivoluzione non potrà che passare attraverso la condizione borghese in quanto materialmente la più avanzata. molto probabilmente, così come per la borghese le future rivoluzioni saranno disseminate di limiti e dalla loro parziale realizzazione in qualsiasi contesto queste si esprimano e sortiranno, se ci sono, elementi nuovi per una loro futura realizzazione e miglioramento delle condizioni di vita.
questo dovrebbe essere ancor più vero in un mondo globalizzato. se infatti sovente le condizini materiali non consentono cambiamenti repentini, determinate acquisizioni ed esperienze non potranno lasciare per sempre tutto come prima.

paola zorzi
biella-pralungo, giugno 2011
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